Tra poche settimane, per quest'anno, non dovremo più assistere
impotenti alla presa di possesso
di boschi e campi da parte dei cacciatori di cinghiale e le loro storme
di cani. Si spegneranno, speriamo,
i forti contrasti tra proprietari di terreni e gli uomini in mimetica
e carabina: i primi a difendere i loro
beni, la loro incolumità e il loro lavoro; i secondi a difendere
uno svago, un divertimento crudele e
invasivo. Alcune tristi storie di sopprusi, minacce e prepotenze sono
giunte all'orecchio dell'opinione
pubblica negli ultimi mesi, molte altre sono rimaste inespresse per
la paura di ritorsioni e per l'omertà.
Prima Carlo Faillace ad Apecchio, affrontato e vezzeggiato a brutto
muso, la recinzione danneggiata,
animali domestici avvelenati, e l'invito delle forze dell'ordine a...cambiare
casa. Ora un'altra situazione
surreale, a Colbordolo, dove un agricoltore è stato costretto
alle vie legali per tutelare la sua proprietà,
l'azienda e il lavoro con cui mantiene la propria famiglia: un agricoltore
che ha subìto persino
un'aggressione fisica, che è ricorso vanamente alle procedure
ufficiali per porre il divieto di caccia
sulle sue coltivazioni biologiche, che cerca di far valere il suo diritto
di proibire l'accesso alle auto
all'interno della proprietà ma il cancello non glielo fanno costruire,
e di nuovo in tribunale...
Finalmente la stagione venatoria volge al termine e nelle campagne e
sulle montagne di questa
provincia ritornerà un pò di tranquillità, per
gli animali e per le persone che ci vivono, che ci lavorano,
o che ci vogliono, disarmati, trovare un pò di relax. Mentre
il numero complessivo di cacciatori, per
fortuna, continua a calare, la caccia al cinghiale continua invece a
raggruppare molte persone in
organizzazioni, chiamate squadre, in cui sembrano essere convogliati
i più impavidi assertori della
predazione di boschi e campi, con il presunto fascino della scorribanda
tra amici, del fare gruppo, vestirsi
uguale, con le auto andare dove non si può, urlare, sparare,
uccidere, salvo poi lasciare ai cani, in gabbia
per 9 mesi all'anno, l'incombenza dell'unica azione veramente coraggiosa,
stanare e inseguire i cinghiali.
La legge consente più o meno tutte queste cose, il passatempo
di una persona ha infondo sempre una
spiegazione, ma un'attività di questo tipo, con un tale impatto
ecologico e un così spaventoso spiegamento
di armi e mezzi, va gestito con grande attenzione, ponendo come primo
obiettivo la salvaguardia degli
ambienti naturali più delicati, delle colture biologiche e delle
proprietà immobiliare più esposte al rischio
di incolumità e danneggiamento, e a proposito di sicurezza e
di fruizione pubblica, allo stesso modo
andrebbero sempre vincolati i siti di importanza culturale, turistica,
ricreativa e sportiva.
Un segnale in questo senso arriva dall'Amministrazione provinciale,
che di recente ha aumentato
i controlli sugli allevamenti di cinghiale al fine di scongiurare altre
introduzioni clandestine e che ha
affermato la propria disponibilità a rivedere la zonizzazione
della caccia al cinghiale sul Monte Nerone
in funzione dei più frequentati percorsi escursionistici.